Dopo tre anni dall’ultimo evento, il TLC che si era sviluppato pochi giorni dopo l’alluvione di Genova del 2011, ecco ripresentarsi un altro sistema con caratteristiche tropicali sul Mediterraneo, qui evidenziato dalle pittoresche linee di corrente che si attorcigliano su loro stesse. Si tratta del nucleo centrale della depressione Qendresa I (nome dato al sistema dall’università di Berlino), che nei giorni scorsi ha attraversato l’intera penisola provocando diversi nubifragi da nord a sud, o in modo diretto o con le correnti ad essa associate. Non appena questa saccatura ha toccato il nord Africa, la sua parte centrale si è trasformata in un sistema tropicale, quelli che nel Mediterraneo sono chiamati TLC (Tropical Like cyclone) oppure Medicane (Mediterranean Hurricane). Tale sistema, che si presenta sul Mediterraneo con una cadenza di circa un evento all’anno, come detto, mancava da circa tre anni. Si presenta in un periodo che statisticamente risulta come uno dei più probabili per fenomeni di questo tipo.
I sistemi prettamente tropicali hanno una genesi e dinamica completamente diversa da quelli che si verificano invece alle medie latitudini, e che sono sempre chiamati cicloni ma extratropicali (extratropical cyclones): in quelli tropicali, infatti, l’energia del sistema deriva dalla condensazione del vapore acqueo “aspirato” dal sistema sopra la superficie del mare (e questo è il motivo per il quale, generalmente, tali sistemi si dissipano quando si trovano su mari più freschi o sopra la terraferma, dove la quantità di vapore acqueo è minore), mentre in quelli extratropicali l’energia è insita alla baroclinicità del sistema e proviene dalla differenza di temperatura tra la massa d’aria calda (tipicamente subtropicale) e quella fredda (tipicamente subpolare, talora artica) dal cui scontro ha origine il sistema. I TLC sono piuttosto rari (mediamente nell’ultimo quarantennio se ne sono verificati circa uno all’anno) e, poiché sia la temperatura superficiale sia l’estensione del Mediterraneo sono notevolmente inferiori a quelle di un oceano tropicale, hanno una genesi mista (ovvero si formano quando esiste una forzante esterna che crea una rotazione delle correnti) e generalmente rimangono di debole intensità per tutta la loro breve vita.
Il sistema si è formato nelle prime ore della mattina di oggi, forzato da un approfondimento bariclino favorito dal contrasto tra l’aria fredda subpolare che ha fato irruzione sin dai giorni scorsi nel Mediterraneo ed il richiamo di aria calda africana. Le correnti previste a mezzogiorno sembravano indirizzarlo nelle prossime ore tra Malta e Pachino, con fluttuazioni di percorso abbastanza minime tra diversi modelli di previsione, di diversa tipologia, risoluzione ed inizializzazione. L’immagine, creata dal sottoscritto, rivela infatti le traiettorie previste dai due modelli BOLAM di ARPA Liguria e dai tre WRF del LAMMA. Come si vede, alcuni run modellistici (per la verità, la maggior parte di essi) prevedevano che il sistema curvasse verso nordest, quindi penetrando nel territorio siciliano, per poi curvare verso sudest ed uscirne, passando nei pressi di Pachino, o leggermente più a nord. Altre simulazioni invece mostravano una traiettoria più meridionale (vicina a quella effettivamente avutasi), che avrebbe lambito più l’isola di Malta che non la Sicilia.
A mezzogiorno, quindi, sarebbe stato possibile creare una mappa come quella a fianco, tipica delle zone tropicali, che indicava il percorso medio del sistema e l’area su cui si sarebbe allargato. Normalmente, per i sistemi tropicali, la figura geometrica che racchiude le traiettorie possibili si allarga col tempo, mentre in questo caso si osserva un restringimento della stessa dopo aver superato l’asse tra le coste orientali della Sicilia e Malta, in quanto le condizioni bariche previste per la giornata di domani dovrebbero comunque indirizzare il minimo barico verso sudest.
Nella realtà, la traiettoria seguita dal sistema lo ha portato a passare esattamente sopra l’isola di Malta (dove si trova in questo momento, ovvero le 18 ora solare), seguendo una traiettoria pressochè lineare a partire dal punto in cui si è formato, al largo della Tunisia.
Il sistema ha sviluppato caratteristiche anche visive tipiche di un sistema tropicale. Oltre al nucleo caldo, in realtà non molto visibile dalle mappe dei modelli in quanto presenta una differenza termica rispetto all’aria circostante dell’ordine di 1 °C, si nota chiaramente dall’immagine satellitare che il sistema ha un occhio ben sviluppato, attorno al quale svettano nubi torreggianti. I sistemi mediterranei sono meno intensi del fratelli maggiori che si sviluppano sopra i mari tropicali (quelli che vengono chiamati uragani, tifoni o cicloni a seconda della zona del mondo in cui si formano), per via delle temperature decisamente più contenute che trovano sul Mediterraneo, ed i danni attesi dal passaggio di tali sistemi sono legati prevalentemente all’intensità del vento, come dettaglieremo a breve.
Nelle ore centrali della giornata, i dati degli scatterometri indicano velocità del vento a terra dell’ordine del 50 nodi, ovvero circa 90 km/h, in linea con i valori previsti dai modelli a mesoscala. Tuttavia, si tratta di velocità medie: i valori istantanei potrebbero essere più elevati.Ricordiamo a tal proposito che i sistemi tropicali sono generalmente catalogati, seguendo la scala di Saffir-Simpson, in cinque categorie. Il primo grado della scala prevede venti al suolo di intensità compresa nel range 64-82 kt (kt significa nodi), ovvero 119-153 km/h, e tale valore rappresenta la il valore più elevato delle medie del vento su 10 minuti. Seguendo questa definizione, se il TLC Qendresa I si fosse sviluppato ai tropici, sarebbe stato catalogato come “tropical storm” (tempesta tropicale) e non come un vero ciclone tropicale. Tuttavia, dato che sul Mediterraneo tutti i sistemi del tipo TLC sono deboli, convenzionalmente non si considerano queste distinzioni. Dal punto di vista previsionale, le velocità registrate dovrebbero mantenersi fino alle prime ore del mattino di domani, quando il sistema oltrepasserà la Sicilia.
Prima di passare a vedere quale sarà l’evoluzione del sistema dopo il passaggio nei pressi della Sicilia è doveroso fare un cenno sulle capacità di previsione da parte dei modelli numerici. Guardando le traiettorie previste da modelli diversi, notiamo come sia presente, proprio nei pressi di Malta, un’imprecisione di poche decine di km.
Pur tenendo conto del fatto che l’esatta collocazione del minimo può avere pesanti ripercussioni sugli eventuali danni, è necessario e doveroso dire che, anche a poche ore di distanza, una localizzazione con una precisione della decina di km per un sistema di questo tipo è ancora un obbiettivo utopistico. consideriamo anche un altro aspetto: nel Mediterraneo tali sistemi sono abbastanza rari e producono, in fondo, meno danni di altri tipi di sistemi, come i temporali di forte intensità. Inoltre, nessuna nazione che si affaccia sul Mediterraneo possiede un servizio che segua la genesi e l’evoluzione di tali sistemi (come avviene per le nazioni tropicali), né modelli opportunamente calibrati per seguirne le fasi di sviluppo. Dal mio punto di vista, pertanto, giudico come molto buone le performance dei modelli a mesoscala, che comunque hanno previsto bene nelle tempistiche il fenomeno, tenendo conto che comunque anche i modelli globali (p.es. l’IFS dell’ECMWF, che – ricordiamo – ha un passo griglia di una quindicina di km) avevano evidenziato la possibilità di formazione di questo minimo, localizzandolo abbastanza precisamente.
Indipendentemente da quale sarà la traiettoria, tuttavia, gli effetti saranno simili, e le zone più colpite saranno comunque le coste della Sicilia orientale (oltre che – per ovvi motivi – quelle maltesi), in quanto tutta la fascia costiera compresa tra Catania e Pachino sarà direttamente esposta al vento orientale ciclonico. A causa della presenza di nubi torreggianti si verificheranno anche precipitazioni di intensità moderata o forte, ma queste ultime non saranno comunque più intense delle precipitazioni normalmente associate ai temporali già verificatisi in zone adiacenti nella giornata odierna. I TLC infatti sono generalmente deboli e il loro principale effetto è perlopiù legato alla ventosità, ed ai fenomeni ad essa associati (mareggiate e fenomeni di storm surge, eventualmente amplificati da configurazioni locali).
Nella giornata di domani, il TLC Qendresa I tenderà a perdere intensità e si ritrasformerà in un normale piccolo ciclone extratropicale; gradualmente, nel corso della giornata, il minimo di pressione si “colmerà” durante il suo transito verso ESE sul Mediterraneo centrale, fino a sparire. Questo nonostante il sistema entri in un mare ancora più caldo di quello già abbastanza caldo (per il periodo) sul quale si è formato, sia a livello assoluto che in termini di anomalia. La mappa mostra anche come il passaggio della saccatura nei giorni scorsi abbia riportato più vicino alla norma le temperature del Mediterraneo occidentale, ad ovest della Sardegna, mentre tutti il Mediterraneo centrale risulta ancora molto più caldo della media stagionale, con valori termici tipici di un inizio autunno. Proprio la considerazione che la presenza di una mare caldo, e quindi in teoria favorevole allo sviluppo ulteriore di un TLC, non sia sufficiente a farlo rinvigorire dopo il transito su Malta dimostra come la meteorologia dei sistemi di tipo tropicale sia molto complessa e difficile da prevedere, e mette in risalto le performance non poi così male dei tanto bistrattati modelli meteorologici.
Pubblicato il 7 novembre 2014 @17:42.
Aggiunta del giorno dopo: segnalo anche il bel post di Antonello Pasini sullo stesso argomento, dal titolo: “Ci mancava solo il ciclone“.