La riforestazione può compensare le emissioni di gas serra dei voli?

Nei giorni scorsi mi è stata posta una domanda in merito alla questione della relazione tra emissioni di gas serra, in particolare di CO2, e riforestazione. La domanda specifica era se ritenevo ipotizzabile compensare le emissioni di un volo aereo con il metabolismo delle piante.

Poiché non mi occupo specificamente di questi argomenti nelle mie ricerche (e l’ho premesso nella risposta come lo premetto qui), ho fatto alcune ricerche ed ho provato ad abbozzare due conti “della serva” per provare ad arrivare ad un ordine di grandezza, e siccome ci ho messo un certo tempo provo a riproporli in questo post, in quanto magari possono fornire degli spunti. Inoltre i numeri possono spiegare le conclusioni a cui arriverò, che collimano con quanto detto più volte da chi lavora nel campo.

Premetto che, da profano, ho provato a reperire i dati mediante delle semplici ricerche su internet. Avendo maggiore tempo, si potrebbero cercare dati più dettagliati.

Innanzitutto, mi viene da dire che il problema è attuale in quanto ogni anno ogni nazione deve compilare l’inventario delle proprie emissioni, e per poterlo fare deve necessariamente valutare in qualche modo tutti i termini del bilancio, tra cui anche le emissioni dovute ai voli e l’assorbimento delle piante (ovviamente qui parlo di CO2), ma anche oceani e mari, e il suolo, che in realtà può sia emettere che assorbire.

Le piante, stando alle statistiche reperibili qui, assorbono il 27% delle emissioni, per un totale di 2,4 miliardi di metri cubi di CO2 all’anno, e la utilizzano (banalizzando) per produrre foglie e legno (fotosintesi). Mentre le foglie partecipano in gran parte al ciclo annuo, che è breve, il legno rappresenta uno stoccaggio più duraturo di CO2, almeno finché la pianta continua a crescere (quindi soprattutto quando è giovane). Ovviamente, più piante si piantano e più CO2 viene stoccata nelle piante stesse. Altrettanto ovviamente, esiste una limitazione fisica nella superficie utilizzabile per la riforestazione, e poi tutto dipende da quale fine farà il legno stoccato in queste piante. Se, in qualunque modo, verrà bruciato, il ciclo si chiuderà e la CO2 tornerà in atmosfera. Per onore di cronaca, tra il 2015 e il 2020, il rateo di deforestazione nel mondo è stato dell’ordine dei dieci milioni di ettari all’anno: inferiore a quello degli anni ’90, ma pur sempre negativo, cioè la superficie forestata nel mondo sta continuando a diminuire, mentre dovrebbe aumentare (dati disponibili qui).

Ma adesso parliamo delle nostre emissioni. Per compensarle, dovrei piantare N piante. Questo vale anche per i voli, e diventa così curioso immaginare quale valore potrebbe assumere N e a quale superficie forestata corrisponderebbe. Per ora lasciamo perdere il fatto che, dopo un po’ di anni (che dipende dal tipo di piante), dovrei sostituire le piante vecchie, malate o decedute, divenute poco o per nulla efficaci nell’assorbire CO2.

Proviamo quindi ad abbozzare un conto molto improvvisato per capire di quali numeri si tratta.

Il primo dato che ci serve è capire quanta CO2 viene sequestrata da una pianta. Su questo sito si afferma che un albero medio alto 45 m e con un tronco di 20 cm di diametro sequestrerebbe 174 kg di CO2 in 10 anni, quindi 17,4 kg all’anno. E questo è un primo dato di partenza.

Il secondo dato che ci serve sono le emissioni associate a un singolo volo. Ho provato a ipotizzare un volo intercontinentale Torino – New York su questo sito, e con qualche conto sono arrivato ad un valore di 2317 kg di CO2. Secondo il sito questo valore corrisponderebbe a piantare 59 “alberi di città”, che devo poi capire bene di quali piante si tratti, visto che nella mia città (Torino) ci sono sia alberi di alto fusto in parchi e viali, che altri alberi decisamente più piccoli in altre zone. Teniamo comunque conto che i valori vanno raddoppiati, perché prima o poi dovrò tornare a casa, a meno che non decida di trasferirmi negli USA, quindi il valore di 2317 kg di CO2 diventa 4634 e gli alberi da piantare 118.

Usando il valore di 17,4 kg/anno sequestrato da una pianta media, trovato poco sopra, il numero di alberi diventa invece di 266, quindi più del doppio rispetto a quanto indicato dal sito precedente. La differenza è notevole, ma – come vedremo tra breve – questa ampia forchetta non cambia la sostanza del discorso.

Tenendo conto di questa incertezza, si può provare a capire quanto terreno mi servirebbe per piantare questi alberi. Sfogliando il rapporto reperibile su questo sito, che si riferisce in realtà a un pioppeto, nelle prime pagine si trova che la densità tipica di piante è di 280 per ettaro. Se non ho sbagliato qualche conto, ne deriva che, per compensare le emissioni, mi servirebbero tra 0,42 e 0,95 ettari (la forchetta sul numero di piante si ripercuote su questi numeri). Tanto o poco?

Proviamo a vederlo per la regione in cui vivo: il Piemonte. Qui abitano 4329000 persone (fonte: Wikipedia). Se ipotizziamo che un decimo delle persone faccia un volo simile all’anno (NB: questa ipotesi è totalmente presa a caso), viene fuori che servirebbero tra 1730 e 4110 km2, ovvero il 7-16% della superficie complessiva del Piemonte (25387 km2).

Ne seguono alcune considerazioni.

La mia stima del numero di voli è del tutto arbitraria. Non ho trovato dati in merito. Tuttavia, il numero di passeggeri partiti da Torino nel 2019 è stato di circa quattro milioni (fonte: Wikipedia), e anche se sicuramente non tutti hanno fatto voli internazionali, è possibile che almeno l’ordine di grandezza della stima abbia un senso, inteso almeno come valore medio. Naturalmente, chi avesse dati più precisi in merito è benvenuto.

Attualmente l’area forestata del Piemonte assomma a 976953 ha (fonte: Regione Piemonte), ovvero 9770 km2. In questo spazio vivono circa un miliardo di alberi, quindi la densità effettiva è di circa 1000 alberi per ettaro: quasi quattro volte (precisamente, 3,57) superiore a quella del pioppeto che ho considerato sopra. Bene: ipotizziamo pure di dividere per 3,57 le superfici trovate in precedenza: otteniamo una forchetta di 485-1151 km2.

Si tratta, comunque, di numeri enormi, considerando che tutto questo conto varrebbe soltanto per la compensazione di un volo aereo intercontinentale per un decimo degli abitanti del Piemonte, e poi andrebbero considerate anche tutte le altre emissioni. E considerando che, ovviamente, non è che tutto il territorio non occupato dalle foreste sia libero e utilizzabile per piantare alberi. Sulla base di questi conti rudimentali da me effettuati, pur con tutte le imprecisioni che essi contengono, ne deduco che il problema principale della riforestazione è che non abbiamo sufficiente terreno dove piantare le piante che servirebbero. Peraltro, i dati disponibili per il Piemonte rivelano che fin dal dopoguerra c’è una tendenza all’incremento della superficie boscata, quasi raddoppiata nell’ultimo settantennio, ma più a causa della colonizzazione spontanea di terre abbandonate che per il rimboschimento artificiale (fonte: Regione Piemonte).

Concludo affermando che certamente la riforestazione può aiutare, in piccola parte, a compensare le emissioni, e quindi ben venga, ma è impossibile pensare che con la sola riforestazione si possa risolvere il problema delle emissioni di gas serra continuando ad emettere come si fa ora.

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